Le favole sono sempre portatrici di saggezza. Condivido con voi una meravigliosa fiaba della tradizione giapponese. Al termine della lettura, ad ognuno di voi la propria interpretazione.
Tanto tempo fa, in un villaggio del Giappone sperduto tra le montagne viveva un boscaiolo. Era molto povero e per questo motivo, nonostante non fosse più giovane, non era sposato: infatti nessuna ragazza aveva accettato di diventare sua moglie per condividere con lui una vita di stenti. Il boscaiolo viveva assieme alla vecchia madre in una capanna ai bordi del bosco; tutte le mattine egli si recava nel bosco per raccogliere legna, e tutte le sere tornava a casa con un carico di fascine. Vendendo la legna egli riusciva a ricavare abbastanza denaro per poter sfamare se stesso e la madre, e per poter acquistare il minimo indispensabile per sopravvivere.
Una sera, tornando a casa dal bosco, egli vide una gru che era stata catturata dalla trappola di un cacciatore: l’uccello sembrava soffrire molto e sbatteva freneticamente le ali, ma non riusciva a liberarsi.
Il boscaiolo ebbe pietà delle sofferenze dell’uccello: sciolse il laccio che lo imprigionava e lo lasciò libero.
Una sera, pochi giorni dopo, il boscaiolo sentì bussare alla porta della sua casupola. Egli si stupì molto, perché nessuno passava mai a trovarlo. Andato ad aprire, vide sulla soglia una ragazza: era una fanciulla stupenda, e il boscaiolo pensò di non aver mai visto in tutta la sua vita una bellezza simile: certamente doveva essere la figlia di qualche nobile, forse una principessa. La fanciulla chiese umilmente al boscaiolo di essere ospitata per la notte.
Il boscaiolo si schermì: «Questa è una casa molto modesta e temo che non saremo in grado di offrirvi un’ospitalità degna del vostro rango. Tuttavia se non avete altro posto dove passare la notte e se vi accontentate, siete la benvenuta. Oggi ho pescato un pesce nel torrente, e lo divideremo volentieri con voi».
La mattina dopo, la fanciulla chiese al boscaiolo di poter diventare sua moglie. Il boscaiolo era molto confuso da questa richiesta e voleva rifiutare: «Noi siamo povera gente e abbiamo appena il necessario per poterci sfamare: se mi sposerete, sicuramente anche voi condurrete una vita difficile». Tuttavia la fanciulla insistette tanto che il boscaiolo alla fine acconsentì.
Il boscaiolo iniziò quindi a vivere con la nuova moglie. La fanciulla arrivata misteriosamente aveva un carattere dolcissimo e aiutava la vecchia madre nelle faccende domestiche. Quando tornava a casa la sera, il boscaiolo trovava la stanza pulita e la cena pronta, e la moglie ad accoglierlo. Il boscaiolo pensò di non essere mai stato così felice nella sua vita.
Dopo alcuni mesi, la fanciulla disse al boscaiolo: «Devo farvi una richiesta che vi sembrerà un po’ strana. Io mi chiuderò per tre giorni nel ripostiglio per un lavoro importante. Durante tutto questo periodo lasciatemi sola e per favore non entrate assolutamente nella stanza, nemmeno per portarmi cibo». Il boscaiolo fu molto stupito da questa proposta, ma non aveva motivo per opporsi e quindi acconsentì.
Il boscaiolo e la madre attesero con impazienza per tre giorni. Al terzo giorno la fanciulla uscì dal ripostiglio. Era sfinita per la fame e la stanchezza, ma tra le mani reggeva uno splendido tessuto: il boscaiolo non riusciva a capire come la moglie avesse potuto produrlo. La fanciulla disse al marito: «Ho tessuto per voi questa stoffa. Ti prego: portala al signore di questa regione, e in cambio fatti dare mille ryô d’oro». Il boscaiolo fu molto stupito: mille ryô (antiche monete giapponesi) erano una fortuna, una somma di denaro che avrebbe permesso loro di vivere agiatamente per molti anni.
Il boscaiolo seguì il consiglio della moglie. Quando il signore vide la stoffa, disse che in vita sua non aveva mai visto un tessuto così bello e prezioso, e fu ben felice di acquistarlo. Il boscaiolo tornò a casa con il denaro: la sua famiglia poteva ora concedersi tutte le comodità a cui aveva sempre dovuto rinunciare.
Tuttavia, come spesso accade, la ricchezza acquisita così rapidamente portò con sé anche nuovi problemi. Il boscaiolo e la madre, che quando erano poveri non si erano mai lamentati della propria condizione, ora desideravano avere ancora più soldi, e chiesero insistentemente alla fanciulla di tessere un’altra stoffa. La ragazza alla fine cedette e si chiuse nuovamente nel ripostiglio, raccomandando di lasciarla sola fino a quando non avesse finito il proprio lavoro.
Il boscaiolo attendeva che la moglie uscisse dallo stanzino, ma dopo tre giorni essa non si era ancora fatta vedere. Passarono altri tre giorni, e ancora la moglie non era uscita. Al settimo giorno il boscaiolo e la madre, preoccupati, decisero di controllare cosa fosse successo alla fanciulla e, piano piano, aprirono la porta del ripostiglio, e cosa videro?
Nella stanza non c’era nessuna fanciulla, ma solo una gru che stava tessendo un tessuto stupendo usando al posto del filo le sue penne, che si stava strappando ad una ad una, tanto che ormai ne era rimasta quasi priva. Il boscaiolo capì allora che la ragazza misteriosa che era diventata sua moglie non era altri che la gru che egli aveva salvato dalla trappola, che si era trasformata in fanciulla ed era vissuta insieme a lui per ricompensarlo della sua benevolenza.
La gru riprese le sembianze umane e, porgendo al boscaiolo e a sua madre un tessuto ancora più meraviglioso del precedente, disse loro: «Ecco, vi consegno la stoffa che vi avevo promesso. Tuttavia ora che avete scoperto il mio segreto non mi è più possibile rimanere con voi».
La fanciulla si trasformò nuovamente in uccello e volò via, e non fece mai più ritorno alla casa del boscaiolo.
Bablofil dice
Thanks, great article.
Grande articolo, grazie.
Danilo Manodoro dice
Grazie a te, è una favola molto semplice, ma ha contenuti profondi che ci fanno riflettere.
Thanks to you, it’s a very simple story, but it has deep content that make us think.
Pino dice
Come tutte le fiabe antiche, anche questa contiene vari livelli e chiavi di lettura. Tralasciando quello etico e Quello mataforico, il più profondo è quello simbolico. Si tratta di una profonda e delicata lezione sull’impermanenza di tutte le cose e di tutti gli esseri, ma anche sul “karma” che non va forzato con la “hyubris” tipico dell’uomo offuscato dall’attaccamento. Una grande lezione, per chi sa coglierla, anche sulla sacralità della parola, del Verbo, che non può essere violata. Pena il disonore e la perdita.