La parola dojo significa ” Luogo della via”.
In origine i dojo erano annessi ai templi o appartenevano a gruppi religiosi. Erano luoghi in cui i monaci e i seguaci di altri ordini religiosi venivano addestrati nella disciplina e nella pratica delle varie fedi.
Successivamente il nome dojo venne attribuito anche a luoghi in cui si studiavano discipline non religiose – scherma, calligrafia, danza ed altre attività che richiedevano una rigida disciplina.
Data la naturale inclinazione dei giapponesi all’ordine e al rispetto delle regole, non sorprende il fatto che essi abbiano adottato il modello della disciplina monastica come matrice per le scuole destinate alle arti secolari.
Inoltre, l’antica religione Shinto, in gran parte responsabile della formazione dell’atteggiamento mentale dei giapponesi nei confronti della religione, non concepiva l’esistenza di un Dio che impone dall’esterno il suo volere alla natura e all’uomo, ma vedeva tutte le cose della natura come contenenti una scintilla del divino.
La separazione fra scopi religiosi e secolari non fu quindi mai nettamente definita in Giappone come avvenne invece in occidente. Nè la religione in Giappone ebbe confini ideali rigidi. Il concetto di Do, o stile di vita al quale dedicare tutto se stesso, si estese a qualsiasi importante vocazione perseguita con dedizione.
Altro notevole contributo del moderno dojo di arti marziali è venuto dall’etica delle società guerriere. Queste ultime, sono più o meno uguali in qualsiasi parte del mondo come conseguenze delle qualità che la guerra richiede ad un soldato. Per ottenere da chiunque la capacità di sostenere le enormi tensioni del combattimento, si rende necessaria una disciplina di ferro.
Appare dunque superfluo aggiungere come in ogni dojo fossero prescritte cortesia e rigide regole di comportamento, indipendentemente dal tipo di disciplina che vi si insegnasse. Qualsiasi società chiusa diventa insopportabile senza reciproca cortesia e considerazione fra i suoi membri.
Regole formali di etichetta aiutano a mantenere un comportamento corretto anche nei momenti di maggiore difficoltà. Poichè l’Aikido è un’arte marziale il cui scopo è quello di raffinare lo spirito umano e promuovere la pace nel mondo, il dojo di Aikido riunisce in sè gli influssi del dojo religioso e della società guerriera.
L’Aikido non è una religione in quanto non ha nè dogmi nè dottrine, ma una semplice ricerca spirituale per quanto profonda. Il dojo di Aikido è un tempio dello spirito, sia di quello del singolo individuo, sia dello spirito divino che è in ogni cosa dell’universo.
Il dojo di Aikido deve anche mantenere la severa disciplina di una comunità di guerrieri, perchè l’Aikido è budo, la via del guerriero. L’Aikido non deve essere considerato una teoria astratta di valori spirituali, ma un allenamento pratico che rafforza il vostro coraggio, la vostra serenità interiore, e la vostra capacità di corrispondere con gli altri.
E’ strutturato per cambiare il vostro atteggiamento mentale, per evitare che ricorriate all’ aggressione e alla violenza quando siete sotto tensione, e indurvi invece ad un comportamento che impedisca o concluda i conflitti. L’Aikido è fatto per darvi il coraggio delle vostre convinzioni.
Gli elementi essenziali del dojo sono: impegno, collaborazione, disciplina, ordine, cortesia e fede nello scopo per il cui conseguimento i membri del dojo stanno impegnandosi.
Come si realizzano in pratica? In primo luogo, gli studenti del dojo devono essere corresponsabili del benessere comune e della manutenzione del dojo. Il dojo non è un liceo nel quale personale stipendiato attende alle sue necessità. Gli studenti stessi del dojo devono provvedere alla pulizia, considerandola come un esercizio spirituale; l’aspetto del dojo riflette la condizione interiore dei suoi studenti.
Aver cura della pulizia personale è ritenuto un atto di considerazione e di rispetto per voi stessi, per i vostri compagni e per l’arte dell’Aikido. Lo studente di Aikido deve tenere in ordine e pulito il suo corredo e le sue armi. Anche se la collaborazione è di primaria importanza il dojo non è una democrazia.
Dal vostro sensei, scendendo attraverso la gerarchia che passa per i sempai (studenti anziani) ed i kohai (studenti giovani), deve correre una catena di umiltà ed obbedienza rafforzata dal reciproco rispetto.
Gli studenti anziani devono dare il buon esempio ai più giovani e devono rafforzare e sostenere gli insegnamenti del loro sensei. Specialmente in un grande dojo riesce impossibile al sensei provvedere personalmente alla completa istruzione di tutti gli studenti. Spetta agli studenti anziani accertarsi che i più giovani fruiscano di un allenamento completo e che venga eseguito il lavoro necessario.
Gli studenti più giovani devono rispettare gli anziani e non discuterne le istruzioni. I nuovi arrivati non conoscono nulla della vita del dojo ne dei principi essenziali dell’Aikido. Per imparare è necessario che mostrino umiltà e apertura mentale. Gli anziani d’altra parte devono comportarsi in maniera da meritarsi il rispetto degli altri; non devono sfruttare la loro posizione per umiliare o trattare arrogantemente i giovani.
La gerarchia del dojo non esclude affatto il rispetto che ognuno deve avere nei riguardi di qualsiasi essere umano. Nell’osservanza delle regole dell’etichetta è importante mantenere il decoro ed un comportamento disciplinato ed affabile.
Ci si deve attenere strettamente alle norme di cortesia ed esibire un aspetto piacevole e corretto sia nel vestire che nell’atteggiamento. Presentarsi sul tappeto non completamente o malamente vestiti, andarsene in giro per il dojo in modo trasandato o informale, sono atteggiamenti esteriori impropri che rivelano una mollezza spirituale e mentale. Per questo l’etichetta e le regole del dojo non sono vuote formalità, ma servono a preparare le condizioni essenziali per un buon allenamento.
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